martedì 9 settembre 2014

Beethoven e la sua amata immortale

Bon jour à tout le monde! Finalmente dopo quasi un mese torno a scrivere qui sul blog e, vi prometto, adesso lo farò molto più assiduamente!
Per riprendere al meglio ho pensato di parlarvi di un film che si ispira ad una storia vera (e che storia!) fattomi scoprire da una cara amica interessata di musica. Il personaggio di cui parla l'opera è niente meno che Ludwig van Beethoven mentre il film è Amata immortale diretto da Bernard Rose, lo stesso regista di Il violinista del diavolo di cui ho scritto un paio di post fa.
Beethoven è appena morto nella sua casa di Vienna il 26 marzo 1827 e già i fratelli se ne contendono l'eredità quando, rovistando nella confusione di carte e spartiti, il suo amministratore e amico Schindler scopre una lettera in cui il maestro ha scritto il suo ultimo testamento: "la mia musica e tutte le mie proprietà andranno ad un solo erede... la mia amata immortale". Non c'è però il nome della donna e così, da questo momento, inizia un viaggio a ritroso nel tempo per cercare di scoprire chi è stato il vero grande amore del musicista. Nel suo percorso Schindler si confronta con tre diverse donne, ognuna a suo modo legata sentimentalmente a Beethoven. 
La prima è la contessa Guicciardi che lo incontra ancora adolescente quando il padre lo assume perché le faccia da insegnante di pianoforte; lei lo conosce quando la sordità inizia vincerlo ma nonostante tutto se ne innamora ed è disposta a sposarlo. Sarà il padre ad impedirne il matrimonio per questioni sociali e politiche. Giulia non può quindi essere l'amata immortale della lettera.
La seconda donna della vita del compositore è Anna Marie Erdoby, nobile ungherese e madre di tre figli, trascorre molto tempo con lui e instaura un legame intenso e duraturo fino alla morte del suo primogenito avvenuta in conseguenza di un attacco militare da parte delle truppe di Napoleone che stanno invadendo l'Europa. La separazione tra i due è dolorosa ma in fin dei conti inevitabile. 
Schindler è sempre più spiazzato dalla situazione ma, facendo alcuni riscontri, arriva a Karlsbaad, luogo in cui Beethoven trascorreva del tempo e dove, dopo aver guardato i registri delle presenze, nota la firma di una terza donna, una donna che scoprirà essere l'amata immortale, il tutto, l'alter ego del musicista. Ma quest'ultima donna non sa di essere il grande amore di Ludwig fino a quando Schindler stesso le mostra la lettera scrittale molto anni addietro e, per una serie di sfortunate coincidenze, mai letta.
Rose compie un ottimo lavoro di ricostruzione biografica decidendo solo di svelare a noi spettatori chi fosse questa "amata immortale" che riuscì a sconvolgere profondamente la vita del compositore; nella realtà invece essa rimane tutt'ora ignota. Il regista sceglie inoltre di partire dalla fine, ovvero dalla morte di Beethoven e compiere un percorso a ritroso nella sua vita dal momento in cui la sordità lo prende impedendogli di continuare a godere del successo che gli spetta. E' da questo momento che il musicista inizia ad isolarsi dal mondo, a diventare taciturno, scontroso e a volte violento; la gente, non comprendendo quello che gli sta accadendo, lo giudica negativamente, lo critica e a volte lo deride (soprattutto nei concerti che tiene). Ciò viene mostrato molto bene grazie a interessanti sequenze in cui, per far capire la condizione del musicista, i suoni arrivano a noi che guardiamo il film in maniera molto ovattata, appena udibili; è questa una sensazione molto debilitante, ma che ci dà la percezione del mondo in cui suoi malgrado Beethoven si ritrova a vivere. Da notare la scena in cui, a casa della contessa Guicciardi, mentre suona appoggia l'orecchio al pianoforte per sentire le vibrazioni prodotte dai tasti. Anche se ormai i suoni non sono più udibili egli riesce comunque a percepirli guardando uno spartito o i tasti dello strumento. 
Ecco allora che le figure delle tre donne acquistano un ruolo importante per l'evolversi della sua vita e della sua carriera; ognuna a suo modo lo ama e lo sostiene, portandolo a fare scelte che magari altrimenti non avrebbe mai fatto, giuste o sbagliate che siano. Esse sono tre caratteri completamente differenti tra loro, messi ben in luce dal momento in cui si trovarono a confronto con Ludwig; solo una però riusce a conquistarlo veramente e per tutta la vita.
Il fatto che Rose scelga di mostrarci chi è deviando dalla storia vera non va letto come uno svantaggio per il film, non sminuisce il genere biopic; dà semplicemente la conclusione che tutti bene o male vogliamo: scoprire chi è la donna. Il mistero rimane in ogni caso sempre presente.
Forse però guardando il film ci viene voglia di andare a indagare un po' di più la vita di uno dei maggiori compositori e musicisti del XIX secolo... per chi volesse approfondire vi lascio il link al blog della mia amica Erica che vi dà qualche spunto in più musicale:
http://piccoliviaggimusicali.blogspot.it/2014/10/inno-alla-gioia-5-e-moonlight-1-cult.html?spref=fb
                                                                                                                                                    4

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